Distaccamento e alloggi VV.F. , tante perplessità e AMMINISTRATIVI MESSI ALLA PORTA
Lavoratori,
il 7 u.s. si è tenuto l’incontro presso la Direzione Regionale Lazio per stabilire i criteri di accesso all’acquisto, per i lavoratori del Corpo, degli appartamenti che si realizzeranno in Roma località Infernetto.
Di dubbi sulla bontà dell'iniziativa ne abbiamo molti, fin dal principio abbiamo avuto il sentore che la “faccia buona dei Vigili del Fuoco” servisse, anche stavolta, a mascherare altri scopi, di fatti l’area individuata per la costruzione di alloggi e relativo “distaccamento” VV.F. “integrato” è (era?) sottoposta a vincoli di area non edificabile che solo grazie al grimaldello della Pubblica Utilità è stato possibile superare. Anche la stampa tempo addietro ha sollevato qualche perplessità in merito.
Ma andiamo per ordine: la scelta della dislocazione della sede non sembra delle più oculate, la superficie di circa 200 mq per una sede mono-partenza è del tutto scriteriata e priva di qualsiasi cognizione delle esigenze di una sede moderna, funzionale e sicura; l'amministrazione si è resa particolarmente attiva nel sostenere la necessità di una sede VVF in una zona residenziale senza però indicare con quali organici garantirà la copertura del servizio di soccorso (consideriamo la sede di Fiumicino, nonostante la presenza dell'aeroporto, a tutt’oggi l'operatività per motivi di organico lascia molto a desiderare).
Per quanto riguarda la costruzione di alloggi per il personale VVF abbiamo evidenziato le nostre contrarietà quando nell'esposizione dell’elenco dei criteri di assegnazione (che l’amministrazione ha preferito stabilire dopo una prima ricognizione di adesioni) siamo venuti a conoscenza del fatto che il rapporto tra operativi e amministrativi dovrà essere relativamente 70 e 30 per cento. Ci viene da pensare che in realtà l’obiettivo non sia tanto “sociale” come quello di agevolare l’acquisto della prima casa a prezzi agevolati, quanto “politico” costituendo un contingente di personale operativo, comunque presente in loco, che dovrà eventualmente lavorare o preoccuparsi di come sottrarsi “eticamente” al manifestarsi di contingenti necessità.
Potrebbe essere una delle motivazioni per cui delle circa 160 domande solo un quarto provengono dagli operativi, oltre al fatto che per costoro si prospetterebbe una vita perennemente lavorativa con tanto di sirene e distaccamento nelle vicinanze. Inoltre i criteri emessi a posteriori sembrerebbero una strategia riparatrice di obiettivi non conseguiti in prima istanza, segno quindi di obbiettivi reali che Amministrazione e altri compiacenti hanno difficoltà a rendere pubblici.
Dal solo elenco dei criteri non è chiaro come verranno stilate le graduatorie, altro segno che questa è una faccenda da affrontare col vento alle spalle
Più di tutto, comunque, riteniamo altamente lesivo il criterio che vuole relegare e sancire ancora una volta la condizione di “diversamente aventi” i lavoratori del SATI, in termini di diritto.