Contratti pubblici: un passo indietro
Ieri pomeriggio è ripresa presso l’Aran la trattativa per il rinnovo del CCNL comparto Ministeri che, come è emerso dagli interventi dei vari espone
Il Presidente dell’Aran, avv. Fantoni, in premessa ha sottolineato questo dato e ha ricordato ai sindacati le “condizioni”, concordate con il ministro della Funzione Pubblica, con cui la trattativa deve essere avviata: l’incremento, da contrattare, non superiore allo 0,4%; passando poi la parola al tecnico del ministero del Tesoro per i conti dettagliati.
Dopo aver sciorinato per circa 30 minuti le cifre relative agli aumenti, per l’anno 2002 e 2003, delle varie voci che compongono la retribuzione ha tirato le somme arrivando al totale di 195.800 delle vecchie lire medie, lorde e a regime, ben 800 lire in più dell’accordo del 4 febbraio.
L’avv. Fantoni ha tenuto a sottolineare che quella cifra era “tutto compreso” cioè deve essere utilizzata anche per quegli eventuali istituti normativi che comportano aggravi di spesa (perequazione indennità di amministrazione, spostamento sulla retribuzione tabellare di quote di IIS) e che per il resto si deve trattare quanta parte degli incrementi sono da destinare al tabellare e quanto al salario accessorio. E, aggiungendo che c’è la necessità di chiudere in fretta questo contratto (ed eventualmente anche quello del Parastato e della Scuola), ha annunciato che ci sarà un fitto calendario di riunioni fissando già per i prossimi 28 e 30 ottobre due incontri.
La RdB Pubblico Impiego ha ribadito l’insufficienza degli stanziamenti che non consentono neanche il recupero dell’inflazione (è notizia di oggi che l’Istat ha calcolato il tasso d’inflazione tendenziale ad ottobre del 2,7%) e ha sostenuto che in ogni caso le risorse disponibili debbano essere utilizzate quasi completamente per incrementare lo stipendio tabellare, questa proposta è stata condivisa anche dagli altri sindacati tant’è che l’Aran ha in qualche modo dovuto subirla impegnandosi a verificarla nelle riunioni dedicate alla parte economica.
La denuncia della RdB ha investito anche le questioni normative in primo luogo l’ordinamento professionale e i percorsi di carriera che hanno bisogno di una semplificazione e un adeguamento alla normativa privatistica che li sottragga al veto della Corte Costituzionale o delle varie leggi e leggine che continuano a ostacolare i pochi diritti che i lavoratori pubblici riescono a strappare nelle trattative contrattuali a tutti i livelli.
Altra questione che non può passare sotto silenzio è il tentativo di far pagare ai lavoratori pubblici il costo delle riforme e delle trasformazioni che, nel caso dei ministeri, hanno determinato l’accorpamento di lavoratori provenienti da diverse amministrazioni ma non le loro retribuzioni, i loro percorsi di carriera il tutto in assenza completa di una seria formazione che li metta in condizione di affrontare la nuova organizzazione del lavoro e le nuove funzioni attribuite.
Vista l’importanza che riveste il rinnovo di questo contratto per tutta la fase contrattuale del pubblico impiego, si impone la necessità per tutte le strutture RdB P.I. di alzare il livello di attenzione e di mobilitazione dei lavoratori in tutti i posti di lavoro della Pubblica Amministrazione.
La Direzione Nazionale ha già convocato per martedì 29 ottobre il Consiglio Nazionale del Pubblico Impiego per definire i percorsi di lotta e le mobilitazioni a sostegno di questa vertenza.