Concorso a capo squadra, una storia infinita.
Molti lavoratori sono a conoscenza del ricorso al TAR promosso da alcuni colleghi per "invalidare" il concorso a capo squadra 40%, anno 2006. Il tribunale amministrativo del Lazio ha giustamente accolto le motivazioni del ricorso, invalidando il concorso. Premesso che la RdB a suo tempo aveva presentato un esposto alla Procura della Repubblica denunciando le modalità concorsuali, premesso che la RdB aveva da subito contestato il sistema del 40 e 60 % per i passaggi di qualifica, previsti dalla DL.217, in quanto eravamo certi delle disastrose conseguenze. Premesso tutto questo, ora si pone un problema di legittimità e di rispetto del Diritto. Il tribunale attraverso questa sentenza delegittima i capi squadra venuti fuori dal concorso del 40%, l’amministrazione non può ignorare il problema, ha l’obbligo legale e morale di rispondere. I lavoratori, le sigle sindacali, la RdB lo chiedono! Da troppo tempo denunciamo l’assurdità di questo sistema, che non garantisce una vera meritocrazia e che mortifica chi da 16 - 17 anni attende un meritato passaggio di qualifica. Il problema è complesso anche perché i neo capi squadra sono decretati e formati, hanno svolto un corso regolare anche se a seguito di un concorso sbagliato ma pur sempre convalidato dall’amministrazione. Noi come coordinamento regionale RdB poniamo la questione a livello nazionale, non abbiamo delle proposte immediate, ma delle domande alle quali devono seguire delle risposte: può una sentenza amministrativa essere ignorata? Il silenzio dell’amministrazione deve essere interpretato come una risposta? I lavoratori ingannati, che si erano recati a Roma convinti di svolgere una prova onesta non hanno forse diritto a delle risposte? In definitiva Noi vogliamo chiarezza, trasparenza, tutte qualità che non appartengono a questa amministrazione ed al comparto pubblicistico. Il problema deve essere affrontato alla radice. L’RdB infatti non vuole intervenire solo sulla singola questione, perchè anche il concorso 2007 ha visto delle gravi irregolarità. Noi come RdB pensiamo che sia tutta la riforma da bloccare, perché quello che oggi accade con i capi squadra è solo la punta dell’iceberg, sotto c’è un mare magnum di norme che ci sconvolgerà il rapporto di lavoro, ci toglierà diritti e non ci garantirà quella crescita professionale ed economica promessa da molti. Le azioni promosse dai singoli, fuori dai contesti sindacali sono il più delle volte meritevoli ma non abbastanza da riuscire a cambiare il sistema, se vogliamo veramente modificare il nostro destino, bisogna dare forza ad un sindacato come il nostro che da anni denuncia questa deriva. Dobbiamo tutti metterci in testa che solo grazie alla partecipazione concreta ed attiva di gran parte dei lavoratori si arriverà a risultati positivi per tutto il Corpo Nazionale. Questa Nazione è rappresentata da governanti, che giornalmente offendono il Diritto, tentando di distorcere la Costituzione per il loro tornaconto. E’, perciò, sempre più difficile credere che una sentenza possa cambiare veramente le cose. La RdB, invece, crede ancora nella partecipazione e nella solidarietà tra i lavoratori, che sono le armi più efficaci di cui disponiamo, non le sottovalutiamo, confidando troppo in avvocati e carte bollate: confidiamo piuttosto nelle iniziative, nelle manifestazioni, nelle assemblee, insomma in tutti quei momenti di scambio ed aggregazione, che diventano i veri laboratori di un cambiamento. Sia chiaro che ringraziamo quei giudici e quella sentenza e quei colleghi che hanno avviato l’ azione legale, ma richiamiamo tutti ad un concetto basilare della democrazia, che è la partecipazione, senza la quale non ci sarà sentenza che ci salverà, perché senza una partecipazione informata e consapevole non c’è possibilità di vigilanza sull’operato dei nostri dirigenti e governanti, che ben felici della nostra colpevole “distrazione”, cambieranno le regole del gioco a loro piacimento, per il loro tornaconto e non certo per il nostro.