"CACCIA" AL BANDITO COSSU!
Erano anni or sono….in Sardegna il banditismo era fenomeno diffuso, difficilmente gestibile viste le dinamiche socio culturali: omertà del mondo agro-pastorale, povertà, mancanza di lavoro, penuria, scarsa presenza di forze dell’ordine, la distanza tra i vari paesi, l’isolamento, la mancanza di infrastrutture e servizi vari.
Il Fenomeno non è facilmente inquadrabile, perché le dinamiche che ruotano attorno alla storia, spesso scritta dai vincitori ha sempre la tendenza di demonizzare coloro che rivendicano la propria identità, ed in questo il popolo Sardo, ma non solo per fortuna , ha sempre mostrato dei tratti identitari sicuramente degni di analisi e riflessioni, talvolta di tutto rispetto, dignità e fierezza.
Lo stato Italiano che ambiva a “costruire l’Italia”, (con la stessa Tirannia utilizzata oggi dall’Europa e concessa più o meno consapevolmente da una classe politica non sempre in possesso di visioni lungimiranti) talvolta con l’utilizzo della forza, altre volte usando a proprio comodo la potente arma del “diritto”, con ampia complicità delle forze dell’ordine, realmente cercava di reprimere una intera etnia, (sostanzialmente averticistica) che, tralasciando le vicende negative sicuramente esistite e che per onestà intellettuale vanno denunciate, ha certamente contribuito in varie forme alla crescita dello Stato Italiano, “partorendo” tante menti brillanti, sobrie, avanguardiste, sagge e colte, tali da riconoscere nei Sardi, nonostante il livellamento imposto dall’egemonia del pensiero unico, un popolo che quantomeno conserva ancora dei tratti estremamente affascinanti, unici e degni di assoluto rispetto, molti dei quali ancora da scoprire.
Per onestà ometteremo di continuare ad approfondire ulteriormente l’argomento per evitare di entrare in disaccordo e/o competizione o conflitto con i vari esperti di Storia della Sardegna sicuramente più titolati di noi, impegnati più che altro nel mondo Sindacale inerente ai Vigili del Fuoco.
Probabilmente a modo suo lo stesso Mulas Salvatore, ex Capo Dipartimento dei Vigili del Fuoco, potrebbe contribuire, (visto il suo trascorso formativo) a comprendere alcuni aspetti, che molto probabilmente è in grado di tracciare, non solo perché la Sardegna è la propria terra d’origine, ma poiché, sul popolo Sardo, ha, per lungo periodo, fondato la propria carriera come si evince dal proprio curriculum.
Premesso ciò, la storia che invece ci preme raccontare e su cui focalizzarci narra dei giorni nostri: a Savona è presente un Delegato Sindacale che fà Cossu di cognome, proviene dalla Barbagia (Nuoro), ma per ciò che ci risulta non lo si può definire un bandito.
E’ un vigile del fuoco che dopo aver subito circa 5 anni di mobbing ed attacchi di vario genere, decide anziché imbracciare il fucile, fare sequestri e darsi alla latitanza, dedicarsi allo studio del Diritto ed ergersi a tutela di tutte le discriminazioni che purtoppo avvengono quotidianamente sui luoghi di lavoro, (quasi mai denunciate per paura di ritorsioni e sfiducia nella “zustissia”), purtroppo senza nessuna distinzione anche nel Corpo Nazionale di cui fa parte.
Allo stesso modo però gli viene data la caccia, come foto racconta, proveniente da una chat di whatsapp ampiamente utilizzata dal Signor Gissi Emanuele (da lui scritto e con esplicito ordine da eseguire, indirizzato ai lavoratori), Comandante Pro-Tempore a Savona appunto.
Il nostro Cossu, è un uomo mentalmente libero ma molto responsabile, pertanto non dedito al compromesso di comodo, non gode di nessun premio o favore di nessun tipo, ma anzi, in funzione del suo esporsi sempre in prima persona si è garantito un numero elevato di provvedimenti disciplinari, spesso costruiti ad hoc, talvolta e per fortuna in modo maldestro, con la complicità di varie figure più o meno consapevoli: il proprio curriculum oggi si arricchisce di varie denunce (sempre su vicende che rasentano quasi sempre il romanzesco, a volte il tragi-comico) a cui deve normalmente far fronte e che sicuramente lo distraggono dai propri obiettivi ben più elevati e nobili.
E’ un delegato sindacale che usa le armi della conoscenza: le armi delle prerogative sindacali, e del diritto, di quello sano, non di quello che usano i poteri per assoggettare i popoli.
Il Bandito Cossu è rammaricato per i conflitti tra poveri, (normalmente presenti anche in tutto l’apparato statale e quindi in tutta la società) e contro i poveri, pertanto altro non può fare che sensibilizzare i lavoratori, spesso poveri anch’essi, invitarli a ragionare ed a non essere superficiali, a non essere servili né tanto meno mentalmente subalterni: condivide in modo del tutto gratuito e senza nessuna forma di invidia o gelosia il suo sapere con la speranza che tutti gli uomini possano elevarsi, perché il Cossu pensa che l’unico modo per uscire dall’ignoranza, dalla cattiveria e dalla malignità, sia la cultura, sia la conoscenza, sia il perenne confronto, lo sport, il gioco ed il rispetto della Costituzione che a suo dire è assolutamente Democratica, Inclusiva, Rispettosa, Nobile e Giusta.
Il Bandito Cossu auspica il principio di solidarietà tra i lavoratori e tra i popoli tutti senza nessuna distinzione.
Più volte è stata fatta richiesta a Savona, alla Direzione Liguria nonché ai vertici Nazionali di investire in formazione e in conoscenza a 360 gradi, ed è un paradosso, proprio oggi che siamo sommersi di informazioni e di conoscenza che escono da ogni dove, il Ministero dell’Interno e lo Stato Italiano non investano nulla per la causa.
I conflitti sul lavoro hanno un costo che inficia in modo negativo direttamente sulla salute dei lavoratori e quindi sulle economie dei cittadini, e la cosa peggiore che oggi viene normalmente utilizzata è “la non gestione”, quando non l’abuso di potere come arma di offesa.
Tanti sono i motivi per i quali nascono le gelosie, le invidie, il servilismo, la subalternanza mentale o peggio la voglia di sopraffazione, tutti aspetti che se “stimolati culturalmente” tendono a smorzarsi per trasformare se incanalati in chiari processi, il pensiero dei lavoratori, migliorandone la qualità della vita, quella di cittadini, compresa quella familiare e quindi della società tutta.
Oltre alle energie, economie e tutte le pratiche che devono essere messe in campo, serve un altro fattore importante: il tempo.
La vita odierna diventa sempre più veloce, frenetica e superficiale e davanti a questo scenario molti stati europei lungimiranti, ed alcune rare realtà italiane vanno in una ottica di “lavorare tutti per lavorare meno a parità di salario”.
Il Ministero dell’Interno, invece che si vuole evidentemente distinguere senza saper neanche copiare da quelli più bravi, impone neanche troppo velatamente la banca delle ore, non scambiabile in nessun mercato, nemmeno virtuale e invita nella sostanza l’aumento delle ore da dedicare al lavoro, per compensare le penurie economiche.
I lavoratori qualche volta accettano per passione, altre per disperazione economica e necessità, abbassando quindi potenzialmente la possibilità di elevarsi attraverso la conoscenza ed il confronto per ovvi motivi di tempo disponibile.
Abbiamo recentemente appreso di alcune realtà italiane dove il datore di lavoro prevede addirittura un aumento salariale del 20%, oltre ai dovuti permessi per motivi di studio a chi si dedica a diplomi piuttosto che a lauree che non per forza abbiano relazione col lavoro svolto.
Il principio è che “normalmente” le persone dedite allo studio sono potenzialmente più aperte a recepire nuove informazioni e pertanto ad accettare in chiave curiosa diversi punti di vista.
Non avremmo voluto dire questa “cattiveria”, ma nel caso del sig. Gissi per quanto laureato, tale principio non ha funzionato perfettamente, và migliorato, ma siamo convinti che se lo stesso fosse inserito in un contesto sano e stimolante e non vessatorio, verticistitico e dittatoriale, esprimerebbe sicuramente il meglio di se, ancora migliorabile, come quello di ogni essere umano, tra l’altro.
Ciò nonostante per riprendere il filo : l’articolo 36 della Costituzione, qualora nuovi referendum lo modifichino cita: Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.
Sarà mica il caso di rinnovare il contratto di lavoro in ossequio alla Costituzione?
Alla luce di quanto sopra ci suona proprio strano che il Delegato Sindacale (per Gissi Il Bandito Cossu) sia soggetto pericoloso, da inseguire o da uccidere legalmente ad ogni costo.
Ci appare invece che tutto sommato voglia imbracciare solo le armi delle prerogative sindacali, assolutamente in linea con lo stato di diritto purtroppo da molti male interpretato, non rispettato e/o indegnamente rappresentato.
Il Bandito Cossu per ora saluta…..la storia è finita…...pardon…..il Delegato Cossu…..e smettete di dargli la caccia!
Lui non scappa da nessuno, piuttosto vi affronterà!!!
Vi aspetta con le uniche armi che ammette…...quelle della legalità e della democrazia, anche se sa che a voi non piacciono perché non le “affilate” quanto (noi tutti) dovremmo.