BRUTTI SPORCHI E CATTIVI
Ettore Scola aveva veramente visto lungo quando negli anni ’70 ci presentò il dramma della periferia romana delle sue baracche, raccontate impietosamente con tutte le loro miserie, morali e materiali. Oggi possiamo affermare che la periferia del Lazio è Viterbo. Stretto ormai da troppo tempo sotto la morsa degli incendi e la scure della troppo vicinanza alla citta eterna.
Siamo a meno di ventiquattro ore dalla dichiarazione di Zingaretti, presidente della regione Lazio, che ha mandato una lettera ai prefetti laziali preoccupato per gli incendi boschivi che a suo dire sono aumentati del 400%. Il dato è veramente preoccupante se poi lo si confronta con una realtà del soccorso tecnico urgente che dimostra la sua pessima condizione di salute dopo la riforma della Madia. Nel pomeriggio di oggi, intorno alle 17:30 si parte tutti per raggiungere la località di Piancastagnaio. Il motivo è sempre quello emergenza incendio con evacuazione del paese. Si nella Tuscia tutto assume dimensioni e drammi quotidiani che hanno del grottesco.
Quando si dice “si parte tutti” in realtà si sta parlando di una sola squadra di pompieri che muovendosi in una qualsivoglia direzione lascia sguarnita intere aree.
Qui autobotte, autoscala, auto gru, mezzi speciali e quant’altro è affidato alla finanza alternativa e alla grande capacità di chi da anni fa veramente il pompiere. Fondi e attenzioni da parte della dirigenza proprio non se ne vede l’ombra. Al massimo, come di consueto, arriva una chiamata via radio dalla sala operativa della pisana che impartisce ordini e pretende risultati.
Se prendiamo ad esempio, la convenzione AIB 2017 stipulata tra la REGIONE LAZIO ed il CNVVF e se consideriamo che la Direzione Regionale Lazio prevede nel periodo di alta pericolosità che va dal primo luglio al 30 di settembre che preoccupa a quanto pare il dipartimento dei vigili del fuoco sulla possibilità di azione reale. Ci troviamo a far fronte a tutto con una disponibilità di impiego di DOS secondo dei numeri veramente sconfortanti se vengono confrontati con la forza messa a disposizione nella precedente convenzione anno 2016 stipulata con il CFS.
Pochi numeri a mal distribuiti.
Se poi consideriamo la distribuzione dei DOS ecco che la realtà salta subito all’occhio, a Latina 4 su 25 a Frosinone 3 su 25 a Roma 5 su 20 a Rieti 1 su 15 a Viterbo 1 su 15 arrivando ad totale di 14 operatori del 2017 contro i 100 del 2016.
Quindi a Viterbo solo promesse mai mantenute con Tarquinia che pesa sulle parole del sottosegretario di stato con delega dei vigili del fuoco, Giampiero Bocci, impegnato più a fare campagna elettorale che a risolvere i problemi del soccorso.
Anche le squadra boschive sono gestite male e distribuite peggio tanto che la Tuscia viene sempre considerata da fanalino di coda del dispositivo regionale. Tutto sembra presagire ad un piano di distribuzione che senza ne capo ne coda dimostra debolezza e corsa al centesimo di straordinario invece di tenere conto della salvaguardia del territorio.
A mente fresca e fuori dagli incendi, visto che USB è qui, faremo le nostre richieste e ribadiremo il nostro no al riordino.