Assemblea del 03/05 presso la Sala Rossa del X Municipio Roma
“Se non noi chi, se non ora quando: mi sento di dire che, mai come ora, ci troviamo di fronte ad un ostacolo che, questa volta, non potrà essere aggirato, ma rimosso con forza e determinazione.
Secondo le stime, siamo tra i bacini più grandi di precariato in Italia, secondi solo a quello della pubblica istruzione; sarà una coincidenza, o forse saranno prassi dettate da logiche di partito o di governo viziate? Qualunque sia la risposta, una cosa è chiara: l' Istruzione ed il Soccorso alla popolazione non sono più delle priorità.
Mi è stato chiesto di sottoporre alla vostra attenzione un tipo di precariato, poco “pubblicizzato”; i Vigili del Fuoco discontinui, termine volutamente eufemistico per meglio camuffare la piaga del precariato che da decenni imperversa anche e sopratutto nei Vigili del Fuoco, fino al punto di farli assurgere come secondo bacino di precariato nella P.A. secondi solo a quelli dell'Istruzione, ma primi come bacino totale di precari in confronto agli strutturati in quanto il numero complessivo dei precari è più che doppio rispetto ad essi.
Da molti anni il personale discontinuo è utilizzato per “tamponare” la carenza di organico del corpo nazionale su tutto il territorio italiano, con richiami di soli 20 giorni, per un massimo di 160 giorni annui, venendo ogni 20 giorni licenziati e poi riassunti per i successivi 20, svolgendo le stesse attività e assolvendo gli stessi doveri del personale permanente.
Un CNVVF sfacciatamente maschilista e misogino dove le differenze di genere sono rimaste così come erano nei primi decenni del 900, un Corpo quello dei pompieri, commissariato da Prefetti tanto pagati quanto incapaci, ed incastrato in un Ministero che non essendo il proprio non riesce a dargli quella naturale connotazione che è deve rimanere spiccatamente votata al soccorso.
Oramai sono anni, che udiamo le sirene di improbabili stabilizzazioni e osserviamo imperterriti concorsi imbarazzanti, con riserve di posti per tutti tranne che per noi precari che da decenni serviamo in silenzio questo Stato che invece di ripagarci per i tanti sacrifici e le tante rinunce, emana provvedimenti di legge in direzione opposta e contraria rispetto alle nostre aspettative di lavoro stabile: ancora tagli indiscriminati al fondo destinato ai nostri richiami (-75% in due anni) e ancor più grave modifiche legislative con l'unico intento di sabotare le decine di migliaia di cause che ognuno di noi ha in piedi contro l'amminisitrazione contro il cosiddetto collegato al lavoro e per il riconoscimento del TFR e del CCNL più in generale. Ogni qualvolta abbiamo provato ad alzare la testa per rivendicare i norstri sacrosanti diritti abbiamo subito provvedimenti in risposta abbiamo ottenuto storie patetiche, provvedimenti minatori vere e proprie rappresaglie, un inspiegabile accanimento contro una componente indifesa contrattualmente ed economicamente ai fini del bilancio statale, insignificante. E' un potere tiranno che spodestato dalle piazze leggittima se stesso a colpi di provvedimenti ingiusti e provocatori per piegare ogni tentativo di resistenza.
La cosa ancor più paradossale è che la nostra situazione non è nuova, ma è parte di un sistema che da molti anni produce precariato, e che sicuramente anche per colpa nostra ha continuato a crescere fino al collasso, che puntualmente si è verifica e si acutizza di pari passo con la crisi del paese.
Avrei molto piacere di confrontarmi con il governo tecnico, di porre alla loro attenzione la nostra situazione, avrei molto piacere di informarli che siamo vittimi di quel credit crunch che porta alla bancarotta intere aziende e porta sul lastrico migliaia di lavoratori a causa dei cronici e reiterati ritardi fino ed oltre 5/6 mesi per nella corresponsione del salario. Avrei molto piacere ad informarli che svolgiamo il nostro lavoro a volte senza gli indispensabili dispositivi di prevenzione, avrei molto piacere, infine fargli sapere che assolviamo ai nostri doveri e impegni con passione ed impegno, pur sapendo che per noi la possibilità di essere “permanente nel corpo” resterà solo un lontano miraggio.
In un paese guidato con assennatezza, sarebbe logico dopo un periodo di “discontinuità”, passare nel ruolo permanente, consentendo un turn over equo ed in linea con gli standard europei.
Ci sono molte soluzioni e idee, e noi siamo prontissimi a discuterne con tutti.
Ma purtroppo, ho paura che il tempo delle lettere e delle parole sia finito, e non per colpa nostra, ma per colpa di una classe politica e tecnica che ha snaturato il concetto di democrazia, riducendo la Costituzione alla stregua di una favola della buonanotte.
Colleghi, cittadini, amici, dobbiamo tornare ad essere i padroni del nostro destino, essere pronti a portare la nostra voce nelle piazze e nei luoghi del potere, con la forza dei numeri e delle idee. E' scritto nella Costituzione, “il popolo è sovrano”, e noi non permetteremo mai che questo venga cancellato, non dimenticando mai che non è il popolo che deve avere paura dei suoi governanti, ma sono i governi che devono aver paura del proprio popolo.