Alcune considerazioni sull'incontro con il Ministro dell'Interno Scajola

Finalmente il Ministro dell’Interno si è deciso a convocarci e, nonostante il ritardo rispetto alla data del suo insediamento, dobbiamo ammetter

Roma -

In particolare ha modificato l’impostazione iniziale a tavoli separati dell’incontro per organizzarlo a tavolo unico con tutte le organizzazioni sindacali. Non ha messo fretta al dibattito; ha avviato la discussione con un intervento ampio, trattato con determinazione e conoscenza degli argomenti e si è espresso in termini positivi e di apertura alle richieste sindacali sui problemi del Corpo nazionale.

Insomma si è trattato di un incontro che nella forma avrebbe sanato il ritardo accumulato e il fatto di essere stato costretto a farlo dalla forte mobilitazione della RdB che, tra l’altro, aveva manifestato proprio davanti al Viminale il disagio per la disattenzione nei confronti del Corpo nazionale.

Tuttavia il clima rassicurante dell’incontro e il linguaggio pacato del Ministro non ci fa stare sereni perché il suo ragionamento non coincide con una prospettiva di soluzione dei problemi del Corpo nazionale vigili del fuoco.

Il Ministro, infatti, ha fatto alcune affermazioni sulle quali dobbiamo riflettere accuratamente:

- ha detto di essere stato felice di incontrarci e subito dopo ha affermato che i suoi impegni sono notevoli e gravosi e di avere piena fiducia nel Sottosegretario, peraltro assente all’incontro, e del Capo Dipartimento. Tutto il rispetto per gli impegni del Ministro, ma questo ci fa intendere che non ha intenzione di incontrare ancora le organizzazioni sindacali;

- ha detto di comprendere il problema della carenza di organico, ma non ha fatto nessuna ipotesi di assunzioni massicce e in tempi brevi per colmare i vuoti e per mettere il Corpo nazionale nella condizione di svolgere appieno le funzioni che gli competono. Inoltre non ha fatto cenno né all’assunzione in ruolo dei vigili del fuoco discontinui né al piano di sostituzione con personale di ruolo dei 4.000 ausiliari di leva che presto non saranno più utilizzabili per effetto della fine del servizio di leva;

- ha dichiarato, e sta operando in tal senso, che intende portare al Ministero dell’Interno tutta la Protezione Civile di cui i vigili del fuoco sono la componente fondamentale. Ha espresso forte contrarietà all’ipotesi da noi sostenuta di collocare il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, come struttura portante della protezione civile, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

- ha dichiarato inoltre di essere favorevole all’uscita del Corpo nazionale dai comparti di contrattazioni pubblici per inserirlo nel cosiddetto “comparto sicurezza” con la sola riserva di valutare il lavoro del Comitato tecnico che si costituirà allo scopo.

Abbiamo solo riassunto i punti fondamentali, ma non si tratta di poca cosa. Al contrario, emerge con evidenza che l’orientamento del Ministro è quello di rendere sempre più subalterne le condizioni di lavoro del Corpo nazionale vigili del fuoco alla disponibilità del Governo rispetto all’attenzione politica, all’impiego delle risorse economiche, alla collocazione istituzionale e al trattamento contrattuale.

Praticamente, punta ad annullare l’identità e l’autonomia della categoria per assoggettarla alle scelte e alle necessità politiche del Governo. In un quadro del genere è facile immaginare un utilizzo sempre più ampio dei lavoratori del Corpo per lo svolgimento delle attività più disparate. Insomma molto peggio di quello che c’è oggi dove certi servizi vengono imposti con l’inganno, il raggiro e la minaccia di sanzioni: dopo dovranno essere eseguiti per dovere e senza indugio in una situazione che vede crescere il conflitto sociale.

Gli effetti della politica del Ministro portano ad acuire i rapporti tra gli stessi lavoratori; darebbe impulso a coloro che frustrati dalla quotidianità cercano la rivalsa nel comando e nell’umiliazione degli altri. Il conflitto lavoratori-datore di lavoro verrebbe sostituito dal conflitto tra lavoratori garantiti e lavoratori precari, tra posizioni di forza e condizioni di debolezza: insomma rischiamo di avere lo sviluppo crescente della guerra tra poveri lasciando tranquillo chi ci governa.

A queste riflessioni dobbiamo aggiungere il danno che apportano ai lavoratori le posizioni sindacali simili all’orientamento del Ministro, anche se riferite ad un solo punto, nel caso specifico alla questione del comparto sicurezza. Infatti i lavoratori per difendere i propri diritti e affrancarsi dalle imposizioni del governo, hanno bisogno di esercitare un forte potere contrattuale. Se hanno potere contrattuale possono rivendicare un trattamento economico più consono e migliori condizioni di lavoro, diversamente sono indotti a subire passivamente le scelte politiche del governo senza nessuna possibilità di rivalsa, se non quella di calarsi le braghe in pubblico e beccarsi per questo anche esemplari sanzioni disciplinari.

Tutte le strutture RdB hanno dunque la necessità di sviluppare il dibattito tra i lavoratori e di mettere in discussione queste riflessioni. Siamo convinti che il confronto e la discussione sono strumenti fondamentali per comprendere le dinamiche degli avvenimenti e per mettere insieme le forze dei lavoratori che separatamente o addirittura in contrapposizione tra di loro non possono esprimere.