Riorganizzazione dello Stato sul territorio: Il Golpe bianco dei Prefetti.

Ci siamo, con una bozza di DPR del 23/11/2012 passata dai più inosservata, e con la scusante della riorganizzazione dello Stato sul territorio, si dà il via ad un mastodontico accentramento di potere nelle mani Prefettizie come non si vedeva dai tempi di mussoliniana memoria (Regio decreto 1 art.3 del 1927).

Se malauguratamente il provvedimento dovesse passare, i Prefetti accentrerebbero nelle loro mani, gran parte del potere decisionale statuale, ogni cosa connessa alle materie più disparate come la Trasparenza dell’azione amministrativa, la fruizione dei servizi erogati al cittadino, i programmi di investimento pubblici anche con utilizzo di fondi europei, la verifica degli adempimenti comunitari, la collaborazione interistituzionale, il coordinamento degli uffici periferici della P.A., la delega di specifiche funzioni in materia di protezione e difesa civile, soccorso pubblico, sicurezza pubblica, immigrazione, asilo, enti locali, passerebbero sotto la gestione ed il controllo diretto dei Prefetti.

Questo sarebbe possibile burocratizzando ancora di più la P.A. con l’istituzione degli uffici unici di garanzia e con le strutture presidiarie, con a capo ovviamente un profluvio di Prefetti.

Insomma di fatto entrerebbero in ogni ambito decisionale della vita pubblica, con neanche a dirlo, funzioni decisionali e di comando.

Ma chi dovrebbe delegare i Prefetti a tutte queste funzioni?

Ovviamente un altro Prefetto!

Infatti secondo il 2 comma dell’art.6 di questa bozza la delega è disposta dal Ministro dell’Interno non a caso anch’egli Prefetto!

Alla faccia del conflitto di interessi.

Non solo all’attuale Ministro-Prefetto spetterebbe stabilire anche la dotazione organica dell’ufficio di ogni Prefetto.

Dove dovrebbero sorgere questi presidi di Governo?

Leggendo la bozza ove ci siano: alti tassi d’impatto criminale, particolari vulnerabilità dell’ambiente e del territorio, presenza di particolari situazioni di disagio economico sociale.

Quindi pensando alla situazione Italiana pressocchè ovunque potrebbero nascere questi presidi.

Questi presidi con a capo Prefetti saranno coadiuvati da articolazioni delle Forze di Polizia, dei Vigili del Fuoco e della Forestale, il risultato è che in pratica ogni Comando territoriale sarà assoggettato anche a livello locale sotto il controllo prefettizio.

Tutto questo complesso marchingegno, secondo i Prefetti che lo hanno redatto dovrebbe essere a costo zero per lo Stato.

Ma quanti sono attualmente questi Prefetti e quanto costano alle casse dello Stato?

I Prefetti gli unici non toccati dalla spending review, sono attualmente 1400 ai quali a breve se ne aggiungeranno altri 32 che sono tutti i vincitori dell'ultimo concorso.

Dopo il concorso pubblico vengono avviati presso la scuola superiore per la pubblica amministrazione, presso la quale trascorreranno due anni a duemila euro al mese nel pieno di ogni comfort: piscina, palestra, campi da tennis, eliporto.

Usciti dalla scuola andranno a dirigere la P.A. nei vari ambiti, gravando per 120 milioni l'anno sulle casse dell'erario.

I loro compensi annui, vanno dai 57 mila euro per un Vice Prefetto aggiunto, sino ai 151 mila euro del Prefetto Capo Dipartimento.

Compensi che si possono arrotondare con doppi e tripli incarichi e funzioni di amministrazione straordinarie, significa che mantenendo la posizione e lo stipendio del Ministero, vanno a svolgere nei comuni sciolti per mafia il Commissario prefettizio, con compenso aggiuntivo di 5760 euro ed in più la metà del compenso del Sindaco del quale ne fanno le veci.

Una volta in pensione prendono l'80% della retribuzione, che ai massimi livelli arriva anche a 6320 euro al mese, da pensionati molti continuano a lavorare è il caso di Bruno Ferrante ex Prefetto oggi Presidente dell'ILVA.

Per quelli fuori ruolo si aprono le porte dei Ministeri e della Presidenza del Consiglio, se ne contano infatti ben 24 con incarichi di studio pagati mensilmente 4.855 euro con in più l'indennità aggiuntiva attribuita dall'amministrazione di destinazione.