STEFANO COLASANTI, MORTO A 50 ANNI PER FARE IL SUO DOVERE. NON CHIAMATELO EROE, MA VIGILE DEL FUOCO

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Un travaso di gpl da un’autocisterna si è trasformato in un inferno di fiamme, esplosioni e morte, nel distributore IP al km 39 della Salaria, a Borgo Quinzio, nel comune di Fara Sabina. Pesantissimo il bilancio, con due vittime e una quindicina di feriti, alcuni in gravi condizioni.


Il tributo più pesante lo hanno pagato i vigili del fuoco, presenti sul posto prima della deflagrazione finale. Sette di loro, cinque del distaccamento di Rieti Poggio Mirteto e due del distaccamento di Roma Montelibretti, sono stati travolti da una violentissima esplosione che ha scagliato l’autobotte a decine di metri di distanza, così come l’autocisterna all’origine della tragedia.


Sei sono ricoverati negli ospedali di Rieti e Roma. Stefano Colasanti, 50 anni, una figlia, vigile del fuoco da 21 anni, sindacalista Uil, è stato straziato dalle fiamme e non ce l’ha fatta. Stefano è una vittima del dovere: passava di lì alla guida di un mezzo dei vigili del fuoco da revisionare, si è fermato e si è messo a disposizione. Prima gli altri, come sempre.


La sua fine deve farci riflettere tutti sulla pericolosità del nostro mestiere. Oggi i riflettori si accendono nuovamente sui vigili del fuoco. Ci piacerebbe che rimanessero accesi anche quando ricordiamo ai governi che, per quanto sembri un controsenso a chiunque, i vigili del fuoco operano senza copertura Inail. Così, per dirne una.


Di tutto il resto adesso non vogliamo parlare. Rimane il dolore immenso, per Stefano, per i suoi familiari, per i colleghi feriti. Signori ministri, signori della politica, non chiamatelo eroe solo per scaricarvi la coscienza. Chiamate Stefano per quello che era: un vigile del fuoco, nonostante tutto, nonostante tutti voi.