COMANDANTI E SOCCORSO

Brindisi -

I nuovi impianti legislativi e i conseguenti regolamenti che ne sono conseguiti, grazie anche all’appoggio compiacente di sindacati accondiscendenti hanno indubbiamente condotto ad una deriva autoritaria conferendo ai comandanti un potere smisurato, mai visto prima. Come signorotti di epoca medievale godono di una autonomia che molto spesso sfugge persino al controllo della Dirigenza centrale e oramai non sono soggetti al veto sindacale in quanto su moltissime questioni è sufficiente il sentito sindacale: “io ti informo e poi faccio come mi pare”.

Partendo dal dato di fatto che i Comandanti occupano la quasi totalità del loro orario di lavoro in attività di puro manageriato (gestione delle economie, risorse umane, questioni legali, ecc.), ma che sono distanti anni luce dal soccorso vero e proprio, ci sovviene un quesito :

chi controlla le capacità dei nostri dirigenti ai quali viene concesso un così ampio potere ed ai quali viene affidata la salvaguardia di una intera provincia?

Partendo da questo angoscioso dilemma rappresentiamo quanto è accaduto al Comando di Brindisi:

nella tarda mattinata di domenica 3 luglio giunge alla sala operativa la segnalazione che 4 ragazzini entrati in acqua nonostante le cattive condizioni del mare (vento di maestrale teso e forte risacca), non erano rientrati sulla battigia e sembrava fossero in difficoltà. La sala operativa di Brindisi inviava una squadra con 1 Soccorritore Acquatico ed 1 conduttore di moto d’acqua sottratti dalle partenze e chiedeva alla sala operativa regionale l’invio dei sommozzatori di Taranto che in quella data erano in turno a copertura regionale, ma purtroppo impegnati in altro intervento e quindi non disponibili. Data l’urgente necessità si decideva di chiamare i sommozzatori di Brindisi (liberi dal servizio), i quali in pochi minuti giungevano in caserma pronti ad imbarcare sull’elicottero che era in zona operazioni ma sprovvisto di personale abilitato al soccorso in mare. Fin qui tutto nella norma, ma si sa la che la normalità e il buon senso oramai sono diventati merce rara, così che all’improvviso il Capo Turno Provinciale riferiva che il comandante di Brindisi non concedeva il permesso di uscire se non in presdnza di una autorizzazione scritta della Direzione Puglia. Veniva chiamata la Direzione Regionale che confermava la pretesa da parte del Comando di Brindisi della suddetta autorizzazione scritta che ovviamente in quei frangenti convulsi e concitati non poteva essere redatta. Veniva anche riferito che la stessa Direzione aveva ricordato più volte al comando che ai sensi dell’art.79 del DPR 64- Regolamento di servizio (documento successivamente inviato dalla Direzione al Comando) i Comandi hanno pieni poteri circa il richiamo in servizio di personale libero dal servizio evidenziando così l’assurdità di tale pretesa.

Fortunatamente tutto ha un inizio e tutto ha una fine, così avviene che a 68 minuti dall’inizio dell’emergenza e a 45 minuti dall’arrivo dei sommozzatori di Brindisi (costretti loro malgrado a restare inermi) giungeva la comunicazione che i ragazzi erano sani e salvi e quindi l’emergenza era terminata. Anche stavolta la benevola mano della provvidenza ha evitato il peggio, ma resta il fatto che per un cavillo burocratico, peraltro sbagliato, e per una ridicola presa di posizione personale si è impedito ad una componente fondamentale del soccorso acquatico di prestare la propria opera mettendo a rischio la vita di quattro adolescenti.

Davanti a questi fatti restiamo senza parole in quanto ogni considerazione ci appare superflua.