GENOVA: NON SI RISPARMIA SUL SOCCORSO BASTA PRECARIATO

COMUNICATO STAMPA

Genova -

È domenica mattina a Genova colpita dalla gestione soccorso, dove ci sono ancora 9mila persone che vivono in aree esondabili.

Ed i vigili del fuoco precari presidiano l’entrata del comando provinciale chiedendo assunzione e dicendo no al precariato. Siamo pendolari del soccorso e legati ai tagli che ci dicono che non possiamo lavorare.

C’è bisogno di una legge che rilanci il soccorso, spostando il corpo dei vigili del fuoco dal ministero dell'Interno al Consiglio dei Ministri, per una nuova collocazione rivendendo il sistema. Bisogna creare un "corpo nazionale di protezione civile, soccorso tecnico urgente della prevenzione e delle emergenze" in cui dovrebbero collaborare i pompieri, i volontari e la comunità scientifica.

A Genova c’è un vigile del fuoco ogni 15000 abitanti e le squadre di intervento sono composte anche dall’esercito dei precari, lavoratori “mai assunti” con anni di esperienza che vivono aspettando che il telefono squilli e che qualcuno li chiami per lavorare.

USB chiede una nuova identità che non si occupi solo di emergenza ma anche di prevenzione. "Durante l'alluvione siamo intervenuti anche tre giorni dopo la chiamata di aiuto. Nella provincia di Genova siamo circa 500, tra la centrale e gli 8 distaccamenti.

Oggi i precari dicono “no” a questa ultima truffa che li vede gestiti come i lavoratori dei “call center”, senza diritti e appesi ad un filo, quello del telefono, in attesa di una chiamata.

Una politica che taglia sulla salvaguardia dei cittadini, ecco cosa accade qui a Genova e nel tutto il resto del territorio.