Dalla stampa: Grandi eroi, piccoli stipendi

In agitazione gli elicotteristi. Chiedono il riconoscimento delle qualifiche - articolo ripreso dal Il Manifesto di oggi

 

 

 

Roma -

L'ultimo intervento importante l'hanno fatto in Sicilia per l'alluvione di tre settimane fa. L'estate l'hanno passata come sempre, buttando acqua sugli incendi, anche se poi la tv fa vedere solo i Canadair della Protezione civile. Ma adesso gli elicotteristi dei Vigili del fuoco hanno detto basta: da Ciampino (Roma) agli altri undici centri del paese i pompieri «volanti» sono entrati in agitazione per il riconoscimento delle qualifiche, previsto da un regolamento di un anno fa e tuttora inattuato. Naturalmente non possono sospendere i servizi di soccorso, né lo farebbero mai, e allora bloccano i trasporti ordinari, che poi sono trasporti di ministri, sottosegretari e prefetti. Ora se vogliono l'elicottero si devono rivolgere alla polizia, o a qualcun altro. Nessun corpo dello stato è nella stessa situazione. Nella polizia, nelle forze armate e persino nel corpo forestale, chi vola per mestiere se lo vede anche scritto sulla busta paga, le qualifiche del personale aeronavigante sono ricalcate sui ruoli dell'aeronautica militare. Loro no. I Vigili del fuoco volano dal `54 e in quasi cinquant'anni hanno ottenuto solo una mini-indennità di 90 euro mensili (100 per i piloti), peraltro vanificata dalla soppressione del «notturno». E ogni tanto ripropongono il problema: lo fecero in modo drammatico nel 2000 dopo la morte di cinque di loro (e di un volontario) precipitati a Vicovaro sui monti Lucretili, a est di Roma, mentre cercavano due persone scomparse.

 

A quanto pare la soluzione non verrà dai negoziati in corso per il rinnovo del contratto. Il ministero dell'interno e l'Aran si presentano con la miseria di 106 euro lordi di aumento mensile, ancora meno di quanto ottenuto da poliziotti e carabinieri. Cgil e Rdb, che ne chiedono 250, hanno sospeso le trattative e si oppongono anche al passaggio del corpo nel comparto sicurezza, che invece non dispiace a Cisl e Uil perché sperano così di strappare qualche soldo in più. «Le maggiori risorse - spiega Stefano Del Medico del coordinamento Rdb-Cub - dovrebbero uscire subito, poi si discuterà sul futuro del corpo». Adriano Forgione, responsabile del settore per la Cgil-Funzione pubblica, ha lo stesso atteggiamento e dice che «anche la soluzione del problema degli elicotteristi passa per un maggiore impegno finanziario». Cgil e Rdb non escludono proteste eclatanti.

I Vigili del fuoco sono schiacciati tra la riorganizzazione della Protezione civile che fa perno sul «volontariato» e il ripescaggio del vecchio progetto di «difesa civile e sicurezza nazionale», che nasconde una sorta di ri-militarizzazione del corpo - smilitarizzato nel `70 - e l'ulteriore slittamento verso funzioni di ordine pubblico, dall'esecuzione degli sfratti alle manifestazioni di piazza (come al G8 di Genova).

I concorsi sono fermi da anni: i pompieri operativi sono 27 mila e «secondo gli standard europei - ricorda Forgione - dovrebbero essere 45 mila». «Bisogna riflettere - avverte Del Medico - sul fatto che negli ultimi anni il 64% delle assunzioni pubbliche ha riguardato il comparto sicurezza».

Per gli elicotteristi questo processo ha comportato la consegna alle imprese private del servizio di eliambulanza del 118.

Al centro volo di Ciampino la tragedia di tre anni fa è ancora viva negli occhi di tutti: «Ci fu bisogno di un sostegno psicologico prolungato - raccontano - ognuno reagiva a modo suo: chi voleva tornare subito a volare e chi non ce l'ha fatta per molto tempo». Parlano dello stress che accumulano e delle malattie professionali: «Il rumore del motore, nonostante le cuffie protettive, alla lunga danneggia l'udito. E le vibrazioni ad altissima frequenza danno problemi alle ossa: a una certa età - racconta un elicotterista più anziano - ogni mattina ti svegli 'incriccato'». Un pompiere al quinto livello porta a casa 1150 euro, un caposquadra 1250: autobotte o elicottero la differenza è minima, quasi impercettibile. Ma è chiaro che un pilota, se può, va a lavorare altrove, col relativo sperpero del denaro pubblico speso per la sua formazione.