NOTA STAMPA LAMPEDUSA 3 APRILE 2018

Agrigento -

 

INVITO ALLA PARTECIPAZIONE

In data odierna presso i locali dell’Area Marina Protetta, Via dei Cameroni Lampedusa, dalle ore 18:00 alle 20:00 la USB  terrà un’assemblea aperta a tutti i cittadini e lavoratori, per presentare il “Progetto di Lavoro per Lampedusa” frutto della collaborazione tra, cittadini, associazioni, lavoratori e USB. Saranno presenti in aula il Coordinatore Nazionale USB Costantino Saporito e i Coordinatori Provinciali USB VVF Giovanni Loria e Giacomo Matina.

 

IL PROGETTO LAVORO PER LAMPEDUSA

 

Com’è noto la USB da sempre si interessa delle problematiche sociali della gente, prescindendo dalle specifiche tematiche lavorative. Nel periodo di crisi che colpisce soprattutto gli strati sociali più deboli, il nostro impegno dunque non può che continuare dalla soglia! La porta dell’Italia e per molti la porta d’Europa: Lampedusa!

A Lampedusa non si nasce. L’ultima bimba che sul certificato ha riportato il nome dell’isola è Manuela, figlia di una donna camerunense soccorsa da un gommone in difficoltà. Manuela è nata sulla nave della Marina militare.

Le mamme di Lampedusa invece per far nascere i figli devono traslocare a Palermo a spese loro visto che il trasferimento e il soggiorno costano. Lampedusa da 30 anni a questa parte è l’isola dei migranti; dal 1988 ad oggi sono morte 20mila persone al largo di questa terra oggi praticamente militarizzata.

L’isola di Lampedusa accoglie al meglio i suoi visitatori, così come ha sempre accolto i migranti che “prima del 2013” ricorda la storia, arrivavano davvero come disperati convinti che quella fosse già l’Italia intesa come terra ferma: “chiedevano dove fosse la stazione ferroviaria per raggiungere Milano“. Ma il 2011 fu l’anno peggiore: sbarcavano disperati inzuppati di acqua che si accampavano ovunque, ma anche allora gli isolani furono ospitali. Costantino Baratta, il muratore di Lampedusa che sempre nel 2013 con la sua piccola barca portò in salvo decine di persone naufragate ricorda: “sull’isola eravamo 5mila persone, ma ad un certo punto arrivarono 9mila profughi. Non riuscivamo a sfamarli. Facevamo ciò che potevamo. Ognuno di noi, in modo spontaneo, metteva a disposizione il cibo che aveva”.

Dopo il 2013 la spontaneità non è stata più necessaria. Oggi l’accoglienza è affidata alla forze dell’ordine, al protocollo, anche se poi all’hot spot le persone invece di tre giorni ci stanno magari anche un mese. I lampedusani non amano i giornalisti, il clamore e forse neppure essere al centro dell’attenzione.

 

PROGETTO LAVORO:

 

Creazione di un contratto standard per il settore turistico e della ristorazione.

Il Piano del lavoro è di fatto la nostra risposta alla crisi dell’isola. Uno strumento con il quale la Usb vuole far ripartire gli investimenti pubblici e privati, creare nuovi posti di lavoro, in particolare per i giovani attraverso l’innovazione in tutti i campi. Sono solo alcuni degli obiettivi che Usb vuole raggiungere attraverso la diffusione del Piano del Lavoro, nella profonda convinzione che crescita stabile, innovazione, competitività e lavoro di qualità non sono scelte contrastanti e antitetiche. Il Piano del lavoro parte dal basso. Un percorso di confronto con i governi locali per rilanciare gli investimenti a partire dai bisogni prioritari dei territori. In questo modo il sindacato si fa carico non solo di rappresentare i bisogni del lavoro, ma più in generale quelli dei cittadini e delle comunità, cambiati a causa delle dinamiche economiche, demografiche e migratorie di questi anni. Siamo convinti che le numerose arretratezze del nostro Paese possono diventare occasioni di sviluppo: la manutenzione del territorio; la diffusione e la riorganizzazione del welfare di cittadinanza (istruzione, salute, assistenza, nuove cittadinanze, cultura, turismo, ecc.) in un quadro di sostenibilità economica, ambientale e sociale.

 

Diritto alla salute e medicina del lavoro.

La costruzione di un ospedale è una cosa facile a dirsi ma molto difficile a farsi, dal momento che quest’ultimo deve da una parte rispettare e prevedere requisiti di natura tecnica specifici, dall’altra essere adeguato alle esigenze del territorio di riferimento, deve rispondere agli indirizzi programmatici del governo regionale e nazionale e deve soddisfare le esigenze dei pazienti e degli operatori che lavorano al suo interno. L’elemento fondamentale che guida la nostra azione nel campo dell’edilizia sanitaria è il Piano Socio Sanitario Regionale che come principio ispiratore ha la

centralità del cittadino. Inoltre bisogna favorire la centralità del professionista, la sua attività, sviluppando pratiche che tendano all’eccellenza. La sanità e l’edilizia sanitaria non sono solo un costo ma generano un indotto, un valore aggiunto, benessere sociale: sviluppando una piattaforma tecnologica tra settore sanitario, università e industria che tende proprio a valorizzare e favorire questo aspetto, così facendo Lampedusa può diventare il primo “ospedale del mare” proiettandosi verso una eccellenza unica in Europa. Un ospedale necessita di mettere insieme la tecnologia, l’igiene, la sicurezza, la relazione umana tra medico e paziente, e deve essere adeguato a precisi bisogni che emergono in un dato territorio; una volta che si hanno chiari questi principi, la costruzione fisica della struttura è diretta emanazione di questi ultimi.

 

Messa in sicurezza del territorio.

È evidente che esiste l'esigenze di mettere in campo un azione di sistema che affronti la questione della messa in sicurezza dei territori nella sua complessità, nell’area in questione la bonifica di suoli e siti inquinanti, rappresenta attualmente una delle più rilevanti problematiche per gli interventi di recupero e di risanamento ambientale, in particolare come si diceva anche nella premessa, l'emergenza "inquinamento elettromagnetico" andrebbe affrontata con un piano straordinario di interventi per l'abbattimento del rischio. Il sindaco in questo caso svolge un ruolo fondamentale ai sensi della legge 225/92. Proprio Lampedusa che vogliamo proiettare verso una crescita da parte dell'interesse culturale e turistico, facendo diventare questa “oasi” un patrimonio storico culturale, paesaggistico ed enogastronomico. Uno sviluppo bloccato in particolar modo da un territorio martoriato dall'emergenza immigrazione e militare che non ne permette a pieno lo sviluppo, con gravi ricadute sulla salute dei cittadini.

 

Chiusura dell’Hot-Spot.

L’istituto del trattenimento è di fatto una misura coercitiva che incide sulla libertà personale la cui natura giuridica si sostanzia in una forma di privazione della libertà, sia pure di natura amministrativa. Lampedusa per una questione geografica è sottoposta ad un flusso migratorio di arrivo che non deve vedere l’isola come luogo di detenzione ma come centro di classificazione, accoglienza sostenibile visto che l’immigrazione non è più un dato congiunturale ma una realtà strutturale. Occorre comprendere fino in fondo che la spinta migratoria in atto è la diretta conseguenza di un sistema mondiale caratterizzato da profondi squilibri di ricchezza; squilibri che,

nell’area del Mediterraneo, appaiono in tutta la loro drammatica evidenza.

 

Risoluzione Fiano.

Nasce da una idea di un sindacato che maturo che dalla protesta si arrivi alla proposta; così nasceva quella oggi nota come "Risoluzione Fiano", un provvedimento organico scritto dai precari per salvare se stessi dall'eterno presente in cui ti getta il precariato.

 

 

Era il 2012 quando i discontinui organizzati con l'USB cominciarono a studiare il percorso per replicare e migliorare la stabilizzazione ormai terminata del 2007. Tante erano le difficoltà una tra tutte capire quanti fossero i discontinui, finiti negli elenchi di 120 Comandi provinciali, senza un controllo del centro e senza mai fare una verifica e pulizia degli elenchi stessi, scremandoli dagli assunti, dai volontari puri e da chi semplicemente aveva detto basta per tanti motivi ma senza averlo mai ufficializzato.

Altro elemento di difficoltà, trovare una copertura economica stabile e duratura indispensabile per dare gambe al provvedimento, decidemmo quindi di utilizzare i soldi dei richiami per coprire le assunzioni e di agganciare il tutto al turnover in sostituzione della morente stabilizzazione del 2007. Questo non prima di aver separato gli elenchi impedendo ai volontari di fare i discontinui e viceversa. Dovevamo ridurre il numero identificando i veri precari e non mettendo stupidi paletti come avvenne nel 2007, col risultato che in assenza di trasparenza e rispetto di graduatorie, si arrivasse alla stabilizzazione degli amici degli amici, i soliti noti che in virtù delle conoscenze a vari livelli hanno effettuato più giorni, creando anche disparità nord vs sud, proprio perché nel meridione gli elenchi sono sempre stati più numerosi, per non parlare dell'ostracismo verso le donne, penalizzate dall'assenza del servizio di leva e dal numero di  richiami sempre inferiori rispetto ai colleghi maschi.

Pensammo quindi un meccanismo che escludesse chi non partecipava ai richiami da molto tempo e un numero di giorni crescente legato alle fasce d'età, proprio per aggirare i paletti dei 37 anni e di un numero prefissato di giorni uguale per tutti.

Molto abbiamo fatto ma molto non siamo ancora riusciti a fare, manca l'estensione al turnover per la graduatoria e la ricostruzione della carriera una volta dentro. Il risultato più grande è stato però raggiunto, mettere la parola fine al precariato nei VVF, il secondo più grande precariato di stato, dopo quello della scuola.

Il progetto quindi si inserisce esattamente dentro la risoluzione seguendo i cinque punti e ponendo due vincoli:

1° la resistenza storica;

2° il vincolo lavorativo a vita.