IL MONDO CI CHIAMA EROI. AVRA' RAGIONE?

Nazionale -

Lavoratori,

in data 13 dicembre, questa Unione Sindacale ha partecipato ad una riunione di contrattazione, presieduta dal dirigente dr. Fabio ITALIA, afferente il FUA 2015 e il FUG 2014.

Ancora una volta apprendiamo che vale forte la locuzione latina DIVIDE ET IMPERA con l’amministrazione che si fa portabandiera di questo modus operandi tanto da presentarsi al tavolo negoziale con proposte che alimentano il guardarsi in cagnesco tra colleghi.

Una posizione avallata dalla CISL che per giunta, in antitesi con lo spirito cardine di un sindacato, aveva anche proposto di limare le spettanze dei SATI per utilizzare quelle economie così risparmiate a favore degli operativi.

Fortunatamente “IL MIO SINDACATO E’ DIFFERENTE”.

Si può non condividere il pensiero di altri sindacati ma va rispettato perché il rispetto è la base di ogni rapporto.

E’ assurdo il punto a cui si è giunti, ma purtroppo la capacità di rispettare una persona, in un contesto culturale come quello attuale dove la prepotenza e l’arroganza la fa da padrone, fa di quella persona un eroe.

Allorquando un pensiero è differente da altri, diventa normale che si apra un confronto anche duro e talvolta accompagnato da “critica sindacale”, ma deve restare pur sempre un confronto rispettosamente verbale. La stranezza nasce invece nel momento in cui, piuttosto che orientarsi al confronto, ci si alza in piedi, si inveisce contro gli antagonisti anche scivolando in espressioni dal tono capricciosamente infantile, per poi arrivare ad afferrare un microfono e brandirlo contro gli astanti fino a lasciar intendere che lo si sarebbe potuto scagliare contro. Il tutto alla presenza di 4 donne. Quale essere di una società civile usa manifestare con violenza al cospetto di donne? Un eroe?

Detta così la cosa, potrebbe lasciar pensare che si voglia ingigantire un episodio increscioso, anche perché additare di ignominia per una simile caduta di stile, non è certo utile al confronto.

Purtroppo non è un caso isolato, quello di usare violenza in presenza di donne nel Corpo nazionale dei Vigili del fuoco.

Esattamente tre settimane fa, durante una riunione per i corsi di formazione 2018 alla direzione Abruzzo presieduta dall’ing. Daniele CENTI, un delegato UIL, solo perché in disaccordo con l’amministrazione, ad un certo momento si è tuffato in un lungo turpiloquio dove la locuzione più avvenevole aveva esplicito riferimento fallico.

Invitato ad un linguaggio più decoroso e ad un comportamento da gentiluomini perché era presente una donna, la risposta del delegato UIL, dopo aver intimato il silenzio, è stata che “lei è un ingegnere, lei è qui come ingegnere dei Vigili del fuoco”. Non male come giustificazione.

A questo punto, quando ci si confronta con simili trogloditi, a cosa servono giornate come il 25 novembre? A cosa serve manifestare e diffondere la cultura contro la violenza sulle donne?

E’ abominevole che si debba indire una giornata contro la violenza sulla donna. Come si fa a non capire che lei è le fondamenta di ogni società?

Eppure siamo qui ancora a sottolineare ciò che dovrebbe essere implicito in una società civile. Anche la nostra protettrice, Santa Barbara è stata una donna.

Se malgrado tutto, a qualcuno dovesse sfuggire, ricordiamoci di dimostrar loro rispetto e gratitudine ogni giorno senza mai dimenticare che una parola irrispettosa è una violenza così come anche il turpiloquio è una violenza.

Due riunioni su due fa il 100% degli eventi e quindi inizia a nascere il sospetto a qualche neofita della vita sindacale che in questa Amministrazione di eroi, la violenza è una regola.

A questo punto diventa comprensibile il perché del muro di gomma della dirigenza contro il quale quotidianamente rimbalzano le richieste del personale. Bisogna pur comprendere che un dirigente è prima di tutto una persona e quindi diventa una logica conseguenza la resistenza al confronto con un violento.

Diventa chiara anche la risposta del comandante provinciale di Pescara ing. Vincenzo PALANO, allorquando alcuni AIB, nel rappresentargli le varie difficoltà che stavano vivendo in questa nuova avventura, la sua risposta fu che avrebbero potuto rassegnare le dimissioni, qualora non si sentissero a loro agio in questa Amministrazione. Se un capo ufficio usa simili suggerimenti, allora cosa impedisce ad un ragioniere di affermare che gli ex Forestali danno solo problemi? Pensandoci bene, quella del ragioniere potrebbe anche essere andata diversamente e la scarsità del segnale telefonico rese alcune parti della telefonata di dubbia comprensione.

E se invece si provasse a imparare la regola di essere duro con l’amministrazione e simpatico nei corridoi? Questo è ciò che dovrebbe diventare il leitmotiv di chiunque fa attività sindacale.

Se ci sforzassimo a ricordare i tempi del liceo quando ci toccò studiare il periodo del dolce stil novo il cui primo testo fu proprio la poesia “Al cor gentile rempaira sempre amore” di Guido GUINIZELLI, forse si potrebbe riuscire ad avere un confronto più propositivo tra le parti perché il primo interesse è la tutela e il benessere del personale.