IL PRIDE E I VIGILI DEL FUOCO: UNA STORIA DI GRANDE SOLIDARIETA' IN NOME DELL'ORGOGLIO

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Due mondi apparentemente agli antipodi, due realtà che difficilmente si sarebbero potute incontrare se non per combattere, in prima linea, per un traguardo comune: il riconoscimento dei propri diritti.

Combattere per rivendicare il diritto di lavorare in condizioni più umane, con una manifestazione dettata non soltanto da una questione economica, piuttosto, da una rivendicazione che andava ben più in profondità, alla ricerca del bene comune contro l’interesse personale, di un senso di societa civile contro l’individualismo dilagante, istillato da chi dell’individualismo aveva fatto la propria fortuna al governo. Tutto questo non è poi così distante da quei “pervertiti” che rischiano quotidianamente la propria vita soltanto perché esistono.

Ed è cosi che nasce l'idea che proprio i Vigili del Fuoco, simbolo di macismo, decidono di partecipare al Roma Pride. Perché le lotte uniscono quello che la società vuole dividere. Era il 10 giugno 2017 quando sfilammo per la prima volta alla marcia dell'orgoglio e l'odio si scatenò sopra di noi. Svastiche, minacce, omofobia fino ad arrivare al tentativo di licenziare uno di noi. Fa sorridere che molti indignati non si siano scandalizzati per il casco da pompiere indossato da Berlusconi, la Polo della PS indossata da Salvini, la giacca policroma indossata da Renzi, il cappello da alpino indossato da Bossi, tutti esponenti di colori politici, per poi lamentarsi di un’uniforme a difesa di un valore che dovrebbe essere condiviso: quello della libertà sessuale. È chi non condivide questo valore che dovrebbe stare al di fuori del corpi dello Stato, poiché l’appartenenza a questi comporta un giuramento su una Costituzione che tutela il valore medesimo.

Ma si scatenò anche la controparte: “la società” con 58790 firme raccolte a sostegno, 147000 attestazioni di stima, 2 lettere dell’ONU – sezione dei diritti umani e la notizia approda anche oltre oceano. Il mondo parla dei vigili del fuoco italiani, eroi anche in questo, capaci di sfidare un governo che limita il diritto di sciopero.

L’uomo veramente forte, il vigile del fuoco, sinonimo di coraggio e generosità, che marcia assieme al mondo gay? Riuscite a comprendere che contributo può dare a chi resta nascosto? Non spacciamo per debole chi ancora oggi si nasconde, c’è tanta violenza in questo paese, culturale e non.

E allora, è più importante parlare del tale esponente politico, degli eccessi, che pur ci sono, ma annegano comunque in un senso di libertà? O è più importante il diritto, la tutela, la libertà di chi ancora oggi è vessato da una cultura discriminante e violenta?

Siamo ancora un paese arretrato ancora oggi si tace, si soggiace alla paura. Paura di quella cultura idiota che vuole l’dentikit dell’italico maschio come il virilissimo castigatore di donne, sinonimo di  potenza, mentre l’omosessualità viene considerata  sinonimo di debolezza, perversione, patologia. Ora: lo capite cosa significa vedere un’uniforme al Pride? Cosa significa per quei ragazzi?

Il 9 giugno 2018 partecipiamo nuovamente al Roma Pride dopo aver fatto regolare richiesta con altrettanto regolare silenzio da parte del dipartimento. Ma qualcosa si muove al ministero dell'interno: ad una collega della polizia di stato le viene concesso di partecipare ad una manifestazione Lgbt in divisa. Noi di Usb continuiamo a stare in piazza A Genova e domani a Padova perché siamo convinti “che non esistono diritti nei luoghi di lavoro senza il diritto della persona ma non possiamo permettere che i diritti della persona si fermino davanti alla soglia dei posti di lavoro. 

Ed oggi a distanza dalla partecipazione alla marcia dell'orgoglio del 9 giugno 2018 insieme a mezzo milione di persone possiamo dire che lottando tutto è possibile. Si può partecipare al Pride con l'uniforme dei vigili del fuoco!